Appuntamento mensile con la nostra rubrica in cui consigliamo film, libri, dischi che ci sono particolarmente piaciuti questo mese, non necessariamente novità uscite ora, magari classici riscoperti o rivisti recentemente. Speriamo possa essere anche per voi un'opportunità per scoprire o riscoprire nuovi e vecchi piaceri cinematografici. Cliccate sui titoli per raggiungere l'articolo sul nostro sito.
1980: prima del successo hollywoodiano di
Robocop e con già 4 lungometraggi alle spalle,
Paul Verhoeven firma nella sua Olanda questo
coming of age estremo e spietato. Infarcito di elementi di costume tipici della gioventù dell'epoca - a partire dal motocross - il film pare iniziare come una rassicurante storia post-adolescenziale, ma prende presto imprevedibili e coraggiose virate. Scene di sesso esplicite, personaggi dall'arco narrativo indecifrabile, un'idea di sessualità quantomeno problematica. Un cinema che in più di un modo anticipa i vari
Araki e
Korine degli anni Novanta. Un film molto 'europeo' - direbbe Stanis La Rochelle - forse di un tipo che non si fa più.
Sceneggiato dal grandissimo
James Ellroy, questo film di
Oren Moverman è un palcoscenico per la prova d'attore di
Woody Harrelson nei panni di un duro poliziotto losangelino che deve fare i conti con un mondo in trasformazione, in cui la violenza non accenna a diminuire anche se a chi deve far rispettare la legge viene richiesto un livello di disciplina e correttezza un tempo sconosciuti. Un'indagine per condotta scorretta lo porterà allo sbando. Come da tradizione ellroyana, più che denuncia c'è fascinazione per questi caratteri ai limiti (e ben oltre). Se cercate un poliziesco adrenalinico, cercate altrove. Qui abbiamo una interessante riflessione crepuscolare su un personaggio che non merita (e non chiede) certo empatia.
Lotte Eisner è stata una figura leggendaria per il cinema tedesco. Critica prima di tutto, ma anche amica e promotrice di tutti i registi protagonisti della rinascita cinematografica che la Germania conobbe negli anni Settanta, dopo quarant'anni di nulla o poco più. In questo volume, considerabile tra i libri più importanti mai scritti sulla settima arte, Eisner riflette sull'
Espressionismo e sugli anni della Repubblica di Weimar fino al declino etico dell'avvento nazista. Una stagione, quella degli anni Venti in Germania, di grande fermento culturale e coraggiose espressioni artistiche, in cui il cinema si affrancò dalle altre arti inventando un linguaggio autonomo per interpretare e trasformare il mondo.
Ci siamo andati pericolosamente vicini pochi giorni fa, con l'attentato a Donald Trump. D'altra parte, il presidente ritratto da
Alex Garland in questo suo ultimo distopico film è nemmeno troppo velatamente ispirato al magnate americano. Dopo i successi fantascientifici di
Ex Machina e
Annihilation e la stramba sortita neofemminista di
Men, il regista britannico mette in piedi uno scenario bellico sul territorio statunitense con un presidente arroccato alla Casa Bianca e due fazioni contrapposte per il controllo politico del paese. Più che sulla politica è però - sensatamente - una riflessione sui media, sull'informazione e sul concetto di post-verità. In barba all'opinione comune, a noi è parso il film più riuscito di questo autore un po' trendy.
La colonna sonora del documentario su quello che può ben essere considerato uno dei musicisti/produttori più influenti della storia della musica moderna è una pregevole raccolta del meglio della sua discografia dal 1974 ad oggi, sia in solo che in collaborazione con altri mostri sacri come David Byrne, Jon Hopkins, Daniel Lanois, i Cluster, John Cale e altri.